Il Vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli ha condotto la celebrazione eucaristica in cui sono state ricordate le 81 vittime della Strage di Ustica, con il DC9 dell’Itavia esploso in circostanze mai definitivamente chiarite il 27 giugno del 1980. In particolare la preghiera ha riunito il territorio trapanese intorno alle famiglie delle vittime Alberto Bosco di Valderice e delle altre della provincia tra cui Francesca e Giovanna Lupo e 3 bambini, figli di quest’ultima che sono stati presenti con una rappresentanza. Al rito hanno partecipato anche i sindaci di Trapani Tranchida e di Valderice Stabile, il Movimento Cristiano Lavoratori di Trapani e l’Associazione VadoOk di Valderice.
"E chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa".
Questo Vangelo mi ha commosso e provocato al pensiero di poter offrire "un bicchiere d'acqua fresca" ai familiari delle vittime di Ustica, celebrando una messa per tutti i defunti di quella terribile tragedia che ha segnato l'Italia di 40 anni fa. Messa come dono spirituale e balsamo di misericordia, come abbraccio misterioso di affetti che non muoiono, come narrazione provocatoria delle attese che la coscienza civile di tutto il nostro Paese coltiva in cuore”, ha detto durante la sua omelia il Vescovo di Trapani. “Metto nella carne di Cristo crocifisso e risorto la "ferita profonda" dell'Italia, in cerca di risposte sempre urgenti, anche se a domandarle oggi sono i figli e i nipoti di quelle vittime. Nell'omelia tenuta dal Cardinale Salvatore Pappalardo in quel giugno 1980 ritrovo un seme fecondo che interessa anche noi nella speranza di un giorno pieno di verità e di giustizia, di rinnovamento delle istituzioni e di trasparenza democratica. Questo potrà dare segnali credibili e sentieri praticabili alle nuove generazioni”, sono le parole di Mons. Fragnelli.
Un momento toccante della cerimonia è stata la poesia del piccolo Alberto Bosco, 9 anni, dedicata al nonno, un altro Alberto Bosco - titolare di un'officina a Valderice (Trapani) che quella sera di 40 anni fa viaggiava sul DC9 dell'Itavia.
"Un segno di speranza che alle nuove generazioni sarà indicato un sentiero di giustizia, verità e trasparenza democratica", ha detto il vescovo Fragnelli.
Con voce ferma il piccolo Alberto si è rivolto al nonno: "Quando sono nato / il tuo nome mi hanno dato. / E col tempo papà la tua storia mi ha raccontato. / Su quell'aereo quella sera ti sei trovato / e a casa non sei più tornato, / infatti in quella terribile notte molte cose sono andate storte. / Bugie, falsità, / per non dire la verità. / Chissà come la tua vita sarebbe stata! / Ahimè in fondo agli abissi del mare è restata. / Ma un angelo per me resterai / e nel mio cuore rimarrai".
I morti “trapanesi” dell’esplosione del DC9 furono tanti tra cui tre bambini: Bosco Alberto, di Valderice 41 anni ; Antonella Diodato di Mazara del Vallo, 7 anni con i fratellini Giuseppe di appena un anno e Vincenzo di 10 anni che viaggiavano insieme alla mamma Giovanna Lupo di 32 anni e alla zia Francesca Lupo di 17 anni di Castelvetrano; Gallo Vito, di 25 anni di Mazara del Vallo ; Guarano Andrea, di Valderice di 38 anni ; Vito Fontana di Marsala 30 anni ; Norrito Guglielmo 37anni di Campobello di Mazara; Parrinello Carlo e Parrinello Francesca di Marsala. Nella sentenza si indica anche Rita Guzzo di Marsala.